Un pomeriggio a Sky Calcio Show

Sky è una tappa significativa, quasi obbligata per un grande appassionato di calcio, per un amante della televisione ed, ancor più, per un giornalista attivo per circa 7 anni solo nello sport. Così, appena trasferitomi a Milano, ho cercato il modo per raggiungere Rogoredo (quartiere Santa Giulia dove la stazione della metropolitana è anche fermata per i treni FS e Italo) e, soprattutto, per come partecipare come pubblico a “Sky Calcio Show” (l’appuntamento, in varie trance, della domenica dalle ore 14 alle 20.40). La ricerca è stata facile e, soprattutto, veloce la risposta: posti liberi già per domenica 25 febbraio. Ho accettato immediatamente e l’esperienza è stata bellissima anche se lunga. Nell’ultimo segmento un po’ di stanchezza è affiorata pur se gli argomenti erano interessanti, il ritmo della discussione vivo.

Non ancora padronissimo dei tempi di percorrenza delle metropolitane mi sono avviato con largo anticipo e verso le ore 11.40 ero già in zona. Appena uscito dalla stazione ho visto, in tutta la sua imponenza, la sede della pay tv satellitare: due grossi palazzi (di 8 piani ciascuno) grigi, con ampie vetrate e con le scritte colorate “Sky”, “Sky Sport”, “Sky tg 24”, “Sky Cinema”, “Sky Arte”, “Sky. Nonostante la temperatura molto bassa ed alcune raffiche di vento pungenti ho passeggiato intorno agli edifici per curiosare. Qualcuno mi avrà preso per “stupido, pazzo”, ma non fa nulla. Ero come un bambino con il primo giocattolo in mano e l’emozione è aumentata quando, muniti di tesserino, sono entrato (con altre 50 persone), verso le ore 13.40, nella sede.

L’ingresso è quello usato, anche la scorsa estate, per le interviste “pre varo dei calendari della serie A”: una sala grande, bianca, con vetrate enormi con pannelli che ricordano i “valori fondanti” dell’azienda. Da qui ci hanno condotto nell’auditorium dove hanno fornito le prime informazioni su come comportarsi nello “studio 2” dove siamo entrati alle 13.50 e poco dopo sono comparsi i protagonisti di questo format: Giancarlo Marocchi, Luca Marchegiani (talent veterano, ma ora sostituto di Costacurta), Paolo Condò, Leo Di Bello e, per ultima, Ilaria D’Amico: dal vivo paiono diversi rispetto al video, alcuni più magri, altri più carini, altri meno. Sin dalle prime battute emerge il rapporto familiare, gioviale, lo “spirito di gruppo” che li caratterizza, ma soprattutto la competenza calcistica, giornalistica (Condò svolge quasi un ruolo anche da autore). Con il supporto del coordinamento giornalistico (probabilmente ieri affidato a Federico Ferri) hanno velocemente “colmato” il buco derivato dal rinvio (raccontato in tempo reale con gli inviati, sotto la neve, ma senza cappello, Cosatti e Alciato) di Juventus – Atalanta. Impossibile pianificare, all’improvviso, in pochissimo tempo, il classico “Countdown” (solitamente previsto dalle ore 18.30 alle 19), hanno allungato di mezzora il “secondo stint” scegliendo insieme le squadre cui dedicare un’ulteriore analisi (Inter, Crotone) ed anticipato di 15’ il terzo ed ultimo (dalle 20 alle 19.45). Nel mezzo hanno proposto una puntata de “L’uomo della Domenica” dedicata a Gennaro Gattuso (sempre eccezionale Giorgio Porrà) ed il “Di Canio Premier Show” (in simulcast con il canale 203).

Ieri, poi, era una domenica particolare. Alle ore 15 la serie A proponeva solo 4 partite e nessuna di vero grido, cartello, ma c’era il big match di Premier League Manchestern United – Chelsea (ore 15.05) che era stato anticipato dalle schermaglie dialettiche tra Jose Mourinho e Antonio Conte. Una sfida che hanno presentato con l’inviato sul posto Giovanni Guardalà (beato lui ad un clima migliore dell’Italia) ed analizzato con l’esperto di calcio inglese Paolo Di Canio (anche lui preparato, bravo, calato nel ruolo di talent pacato, non spavaldo). Altra gara rilevante, la finale di Coppa di Lega inglese (non la più nota FA Cup) tra Manchestern City ed Arsenal (secco 3 – 0 degli uomini di Guardiola) che ha trovato spazio nell’ultimo blocco di trasmissione quando, poi, è stato nuovamente reso omaggio alle 3 atlete (Arianna Fontana, Sofia Goggia, Michela Moioli) che hanno conquistato la medaglia d’oro alle recenti Olimpiadi invernali. Un applauso meritato, giusto soprattutto da un’emittente che ha come slogan “per amore dello sport” e che, pur non avendo i diritti per trasmettere i Giochi, gli ha dato ampio spazio nella “all news” che va in onda sempre dallo stesso stabile (come Sky Tg 24). Questi studi sono stati off limits come tante altre stanze (giustamente dato che tutti i dipendenti, giornalisti, tecnici, impiegati erano operativi per fornire il meglio possibile come contenuti e grafiche). In zona bar (vicino all’auditorium) sono transitati Sara Benci, Barbara Pedrotti, Stefano De Grandis, Nicola Roggero (la prima mi è sfuggita, il terzo ha fatto capolino, per qualche istante, dietro le telecamere, l’ultimo era “di corsa”, impegnato in una telecronaca). La speranza di tanti di noi era di vedere altri giornalisti (alcuni miravano a Diletta Leotta), ma probabilmente tanti raggiungevano i piani superiori in ascensore direttamente dal garage. Personalmente mi dispiace, ma non troppo. E’ stato già bellissimo così. Senza farmi notare troppo ho osservato come lavorano i cameraman (ben 6 così divisi: 1 sulla D’Amico, 1 sulla coppia Marchegiani Marocchi, 1 su Condò, 1 sul pubblico, 2 panoramiche con 1 che si staccava su Di Bello), l’assistente di studio che è una presenza oscura, nascosta, ma importante per coordinare, monitorare. Una grande squadra per un format che, pur cambiando qualche “protagonista” (prima c’erano anche Guadagnini, Gianluca Vialli, Massimo Mauro, Mario Sconcerti) dura da oltre 10 anni.

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La Redazione





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