L’11 novembre 1818 i militari austriaci arrestarono diversi esponenti della carboneria che stavano tramando contro l’imperatore per ristabilire la libertà, la democrazia nelle zone dell’Italia che erano sotto questa dominazione autoritaria. Tanti uomini coraggiosi erano di Fratta Polesine che da sempre li ricorda con affetto, onore. Da 17 anni ai primi di novembre si svolgono le giornate della carboneria, un ciclo di eventi che ha il suo momento clou nella rappresentazione di quella drammatica giornata. Una riproposizione artistica molto bella, emozionante, interessante, formativa che coinvolge cittadini di tutte le età. Guidati dalla regista Maria Selene Marinelli propongono le varie fasi di quel di in piazza Martiri 1821 ed in piazza Matteotti attirando l’attenzione di centinaia di persone, tra residenti e non, che sono “catturati” dalla loro bravura, dalla bellezza dei costumi d’epoca, delle musiche che, con ritmi e toni differenti, scandiscono il tenore, lo stato emotivo di ogni scena. In pochi istanti si compie un tuffo in un passato che “unisce” tutte le città che hanno subito quel governo assoluto che li ha privati delle idee liberali diffusesi in Europa durante l’epoca napoleonica e cancellate dal Congresso di Vienna. Ad aprire e chiudere la rappresentazione il coro dei bambini della scuola dell’infanzia che ha intonato l’inno della Carboneria e quello nazionale, il Fratelli d’Italia che fu scritto dal fervente patriota genovese Goffredo Mameli nel 1847
LA STORIA. L’11 novembre è la Festa di San Martino, i contadini aprono le botti per la prima degustazione del vino, dopo la Santa Messa celebrata da don Fortino, tanti cittadini si recano nella piazza principale del paese per osservare i prodotti esposti sulle bancarelle, i più piccoli si divertono con gli spettacoli delle marionette che sono anche un modo per diffondere messaggi satirici contro i potenti (austriaci, la chiesa), per divulgare fatti avvenuti nel passato o a decine/centinaia/migliaia di km di distanza dato che molti, soprattutto tra i contadini, sono analfabeti. Il clima è gioviale, allegro anche se il “vento della ribellione” contro i dominatori stranieri spira anche su Fratta dove i carbonari si riuniscono in segreto per trovare il modo di liberare il territorio dall’oppressore che li sta facendo vivere nella miseria. In quell’occasione, come in diverse di precedenti, mescolandosi alla folla, distribuiscono “Il conciliatore”, il giornale fondato da Silvio Pellico, per diffondere le idee liberali, democratiche. Una testata che ebbe vita breve perché vietato, bloccato dalla censura austriaca, ma che contribuì a scuotere le coscienze dei residenti che, intanto, avevano notato la presenza, in zona, di nuove truppe militari austriache. Queste, in teoria, dovevano vigilare, proteggere la collettività, ma in realtà dovevano fermare la Carboneria. Quanti avrebbero ostacolato quest’attività sarebbero stati fucilati. Diversi non si fecero intimorire e continuarono ad aiutare questi uomini coraggiosi. La circostanza fu intuita anche dai governanti che decisero d’intimorire ulteriormente la popolazione emettendo una bolla in cui erano specificate, chiarite le dure pene (uccisione, ergastolo) che sarebbero state comminate ai carbonari, ai simpatizzanti, ai sostenitori. L’impunità era, invece, riservata a coloro che si fossero pentiti ed avessero denunciato, fornito informazioni importanti per fermare i carbonari. L’11 novembre del 1818 diversi furono arrestati, nella piazza principale di Fratta ed in un noto bar, dalla polizia che aveva compiuto una lunga indagine ed ottenuto le opportune conferme. Il processo durò oltre 3 anni e terminò con la condanna per alto tradimento, la massima accusa possibile. Nei successivi gradi di giudizio gli imputati ottennero una leggera riduzione della pena: da fucilazione a carcere duro da scontare a Lubiana o Spielberg. In queste strutture detentive furono trasferiti nel dicembre del 1821 e qui alcuni vi morirono. Fu un duro colpo per il movimento carbonaro che perse i suoi leader. Il clima di maggiore terrore instauratosi in città non incentivò altri a prendere il loro posto.
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IL PERCORSO FIN QUI COMPIUTO DA QUESTA TESTATA GIORNALISTICA
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