Un lungo applauso ha salutato l’ingresso nella sala dell’Oratorio San Crispino Libreria Ibs+Libraccio in piazza Trento e Trieste, ma soprattutto l’intervento del giornalista e senatore penta stellato Gianluigi Paragone all’evento conclusivo (tenutosi nel pomeriggio di venerdì 31 gennaio) della rassegna “Economia e Democrazia” organizzato dall’Assostampa Ferrara e dalla Gecofe (Gruppo Economia di Ferrara). L’ex vice direttore di Raidue nonché ex conduttore dei talk show “L’Ultima Parola” (in onda sul medesimo canale) e de “La Gabbia” (su La 7) ha esposto in un unico ampio discorso più temi che riguardano da vicino la collettività e la vita quotidiana. Ha iniziato sottolineando come nel numero in edicola, il quotidiano “Libero” ha posto in prima pagina la storia di una signora 48enne, malata di Sla (che non può muoversi e parlare) che “sarà sloggiata” perché non è più in grado di pagare il mutuo che aveva contratto anni fa per aprire un bar tabaccheria. “Aveva dato come garanzia il suo appartamento che ora è stato espropriato e sarà messo in vendita. La testata diretta da Vittorio Feltri ha avuto il coraggio di raccontare questa vicenda e di darle ampio risalto mentre pochi giorni fa il Corriere della Sera ha relegato al dorso lombardo il caso simile di un pensionato che è stato trovato impiccato nella casa che gli era stata espropriata”. Operazioni rese possibili dalla vigente legge voluta dall’ex premier Renzi e dal Ministro Boschi, ma “lo spirito iniziale del legislatore era diverso” ed il nuovo governo lo sta recuperando con la norma che è stata inserita nel decreto semplificazione.
I due differenti trattamenti giornalistici sono generati dal fatto che “le banche sono i veri editori della stampa” e, quindi, ne influenzano la linea informativa. “Queste storie di soprusi, di stress psicofisici sono troppo scomode e non devono essere narrate – attacca l’ex direttore di Libero – Ci sono 470 vite difficili per le angherie delle banche che non possono essere presentate sui media. Se il clima in Italia si sta esasperando è perché qualcuno sta esasperando un certo tipo di racconto”. Verità parziali, addolcite, nascoste per confondere le idee a quell’ampia parte della popolazione che non è “dentro” determinati ambiti della “vita economica e politica” nazionale, ma avverte nettamente, pesantemente, sulla propria pelle le difficoltà finanziarie, la crisi occupazionale che sta crescendo. “Quella donna – prosegue il parlamentare – ora chiederà aiuto al sindaco ed ai servizi sociali cui però sono stati tagliati i fondi e, quindi, non potranno fare molto per aiutarla. Ciò genera insofferenza in lei ed in tutte le persone in situazioni simili. Quando sei in difficoltà o indebitato accetti qualunque compressione dei tuoi diritti perché sei disperato. Da tempo ho sollecitato l’ascolto dei cittadini, è fondamentale sentire ed approfondire la conoscenza dell’economia reale che è basata sulla casa e sul lavoro, la cui importanza è sottolineata dalla presenza nell’articolo 1 della nostra Costituzione”.
Il senatore ha rimarcato poi la rilevanza della “giusta retribuzione” che, purtroppo, per tanti, troppi, è un lontano ricordo. In numerose professioni si è sottopagati, ma si accetta tale condizione perché non ci sono offerte migliori ed in qualche modo, con sacrifici, ristrettezze, si sopravvive. “O si frena questo modello in cui l’esigenza delle banche viene prima di quella delle persone o rischiamo lo scollamento sociale – attacca – Non dico che dobbiamo fare la rivoluzione o una ribellione, ma occorre modificare questo squilibrio. Ci sono troppe asimmetrie sociali. Non serviva questo surplus di cattiveria. Bisogna ripartire con un sistema in cui il cittadino non sia escluso, invisibile. Nel volume “Noi no” (pubblicato nel febbraio 2018) descrivo una situazione che era sotto gli occhi di tutti, ma tanti non hanno voluto vederla. Io non sto zitto: non posso parlare in tv, mi esprimo in Parlamento, nelle piazze tra le gente perché continuo ad essere profondamente un giornalista, un testimone della storia” che non è solo quella che si legge sui libri di scuola, sulle enciclopedie, ma anche il nostro quotidiano in cui spesso ritorna il tema della linea ferroviaria alta velocità Torino Lione che non è terminata e non si sa quando e se lo sarà. “E’ nel progetto della Lisbona – Kiev che in più tratti non sarà realizzata perché i soggetti coinvolti si sono disimpegnati – rivela – Nello stralcio di competenza italiana sono stati fatto solo i corridoi laterali, ma nessun km di galleria effettiva. Nessun reporter lo ha scritto perché numerosi non lo sanno, altri non vogliono e preferiscono riferire solo degli scontri, senza approfondire l’aspetto dell’importanza o meno di quest’opera pubblica che, secondo noi, non serve. Ce ne sono altre più utili e senza di essa non è un ritorno al Medioevo che, peraltro, non è solo un periodo buio, negativo, ma ricco di innovazioni, pensieri importanti. E’ un capitolo della storia che va recuperato”, riletto con attenzione, libertà, autonomia di pensiero.
GRAZIE A TUTTI!! Nei primi 3 mesi di attività giornalistica nell’area di Ferrara e del Polesine Risonanze Mediatiche ha totalizzato 6500 visualizzazioni complessive.
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