Bianchini: “La Protezione Civile è una missione”

Cosa significa essere volontario oggi e come il gruppo di Protezione Civile di Occhiobello e Stienta sia cresciuto negli ultimi vent’anni, lo racconta in un’intervista al Municipionline il presidente della Protezione Civile Stefano Bianchini. A luglio, l’associazione, nata nel 2002 e che oggi conta quaranta iscritti, ha festeggiato i vent’anni di attività. Molti dei volontari hanno una storia ventennale o decennale all’interno dell’associazione e continuano a essere operativi, e questo sembra essere un tratto caratteristico di chi si dedica all’associazionismo, come spiega il presidente Bianchini: “È una missione, ci devi credere, dedicare tempo alla formazione e alla pianificazione. Fare il volontario ti forma e ti cambia in meglio la vita, ci devi mettere il cuore, fare il volontario fa parte di un modo di essere che non ti abbandona”.

La Protezione Civile dal 2002 è intervenuta portando soccorso in occasione delle principali emergenze nazionali, come terremoti e alluvioni e questo è stato possibile grazie a una formazione costante che ha sempre più professionalizzato il gruppo. Stefano Bianchini spiega l’evoluzione dell’associazione e le competenze acquisite: “È cambiato l’approccio, vi sono più norme, un’attenzione maggiore alla sicurezza e all’organizzazione, vi sono maggiori tutele per i volontari e una professionalizzazione che un tempo non c’era. Oggi, ad esempio, abbiamo volontari che possono operare in caso di rischio idrogeologico, salvamento fluviale, antincendio, ricerca di persone scomparse, conservazione dei beni culturali durante le emergenze e, non da ultimo, abbiamo volontari specializzati nell’uso della motosega”.

Il presidente Bianchini conclude l’intervista con una riflessione sull’esperienza della pandemia che ha visto il gruppo lavorare per mesi in prima linea: “La pandemia ci ha lasciato la consapevolezza della vulnerabilità. Prima del covid, tra i vari servizi, abbiamo portato aiuto in situazioni di emergenza, come ad esempio in zone terremotate. Il covid, invece, ci ha messo tutti sullo stesso piano di fronte alla possibilità del contagio, anche i volontari si ammalavano. La precarietà di quei mesi, tuttavia, ci è servita come formazione verso la gestione del rischio e dell’imprevisto”.

L’intervista

http://www.comune.occhiobello.ro.it/media//allegati/IL%20MUNICIPIO%20ONLINE/2022/28_luglio_2022.pdf

UFFICIO STAMPA COMUNE DI OCCHIOBELLO

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