Confermata dalla Regione l’esistenza di un bosco nelle nuove lottizzazioni di via Boccalara Ancora una volta è il caso di chiarire la posizione e le ragioni che stanno alla base della nostra contrarietà all’opportunità di un nuovo insediamento commerciale/residenziale in via Boccalara a Occhiobello.
Otto ettari di un’area che negli anni ha saputo ritrovare la sua strada, rinaturalizzandosi spontaneamente in una sua parte. Otto ettari in un Comune che si pone sul podio polesano tra i più voraci nel consumare il proprio suolo. Ben il 16,9% della superficie comunale è ormai impermeabilizzato, un risultato che dà a Occhiobello il terzo posto provinciale dietro Castelmassa 19% e Rovigo 17,5% (dati ISPRA 2020). E’ bene ribadire che non va sottovalutato il peso globale che riveste l’occupazione di nuovo suolo. Gli spazi periurbani, cioè quelli che maggiormente potrebbero contribuire alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici nelle città, dove ormai si concentra larga parte della popolazione italiana, risultano al contrario i più aggrediti. Il caso di Occhiobello non è che uno dei tanti esempi che confermano questa pericolosa tendenza, che anche a parere dell’ ISPRA continua a mantenersi elevata nonostante gli strumenti legislativi vigenti che dovrebbero limitarla.
Se da un lato l’attuale Amministrazione comunale (nel timore di azioni risarcitorie) ha definitivamente approvato un piano attuativo che era stato voluto dalla Giunta precedente, dall’altro i costruttori asseriscono come questo intervento sarà “leggero”, darà posti di lavoro e sarà solo di 8 ettari e non i 22 originali di 4 anni fa. Ma in un Comune con quelle percentuali di urbanizzato, con la grande quantità di aree dismesse e abbandonate, con lottizzazioni iniziate e dimenticate, dove sta la necessità di creare ex-novo? Perché non recuperare l’esistente?
Ecco quindi il cuore della nostra proposta: Eurospin investa altrove, rigeneri quel che già esiste a Occhiobello, non si cancelli un’area boschiva. Quest’area area definita dalla Sindaca Coizzi come “uno scoperto privato ricoperto di erbacce e arbusti cresciuti disordinatamente negli ultimi anni” e ribadito dalla Giatti Immobiliare “proprietà privata incolta”, ha semplicemente assunto nel tempo le caratteristiche per essere definito bosco, in quanto la natura segue delle dinamiche naturali di occupazione di suoli liberi che culmina con formazioni forestali destinate a strutturarsi ulteriormente con il passare del tempo.
Ed è una fortuna che ciò avvenga, se pensiamo che piantumare ex novo un’area comporta un dispendio di energie e di denari ben maggiore che tutelare e gestire il suo naturale andamento. La conferma ci viene direttamente dalla Unità Organizzativa Forestale della Regione Veneto la quale ha riconosciuto in data 12.01.21 l’area in questione come boschiva quindi vincolata e perciò tutelata da normative nazionali e regionali.
La Regione conferma quindi che su parte dell’area interessata dall’organizzazione esiste un vincolo di cui non si è tenuto conto in fase di approvazione dei piani. È quindi necessario porre in discussione tale approvazione ed eventualmente riavviare l’iter chiedendo le necessarie autorizzazioni. Ancora meglio, si potrebbe cogliere l’occasione per mettere in discussione l’intervento e concordare con la proprietà un cambio di destinazione d’uso che restituisca questi terreni all’evoluzione naturale o alla coltivazione. Magari in cambio di opportunità di riqualificazione di aree dismesse”. Un motivo in più per orientare la scelta verso il recupero, verso la riqualificazione, verso un investimento responsabile
COMUNICATO STAMPA WWF Rovigo, LIPU Rovigo, FIAB Rovigo, LEGAMBIENTE Rovigo
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