La storia della Chiesa Santa Maria Libera Nos a Scandalis

Un veloce, ma interessante viaggio nella storia è stato compiuto dai partecipanti all’assemblea pubblica tenutasi lunedì sera presso la Parrocchia Santa Maria Libera Nos a Scandalis. Nell’ambito della Visita Pastorale del Vescovo Mons. Gennaro Pascarella, Fabio Cutolo (responsabile dell’Archivio Storico della Diocesi) ha illustrato, per grandi linee, l’origine del culto mariano a Quarto, la nascita della Chiesa, la sua evoluzione strutturale. Informazioni reperite in un anno di continua ricerca presso l’Archivio Storico diocesano di Pozzuoli, la Biblioteca diocesana di Pozzuoli, la Biblioteca Nazionale di Napoli, l’Archivio di Stato di Napoli. Una lunga carrellata di fatti, molti inaspettati, che sarà contenuta in una pubblicazione che sarà completata quanto prima. Per comodità la lezione è stata articolata in 4 capitoli.

Il CULTO per la Madonna risale al 1013 come si evinse da un documento privato (l’originale è andato distrutto) di compravendita di un terreno in zona “Santa Maria ad scandalo”. Quest’ultimo è un termine greco molto antico che significa ostacolo, insidia. A partire dal 1700 fu aggiunta la parola Libera e questo si abbinò, probabilmente, ad una evoluzione della devozione. La madre di Dio doveva svincolare da qualcosa che impediva, forse, di vivere serenamente. Nel 1883 comparve, per la prima volta, il termine Nos. Va ricordato che, nella lapide di consacrazione del 1243, è riportato che l’altare fu dedicato a San Michele Arcangelo, culto di origine longobarda, diffuso anche a Pozzuoli e Marano. Papa Urbano VIII concesse 3 indulgenze ai cittadini di Quarto ed in quella del 1629 comparve anche la xilografia di sant’Agostino.

STORIA. In base ad un atto certo (oggi disperso), la Chiesa fu costruita nel 1200 da Federico II. Sulla motivazione c’è una leggenda. Prima di partire per la crociata morì un membro del suo equipaggio. Il sovrano non salpò più per paura di un epidemia e venne a farsi i bagni termali a Pozzuoli (1227). Nel tempo libero si dilettava con la caccia nella conca vicina. Su una sommità fece costruire il Castello di Monteleone che doveva essere la sua tenuta durante le battute. In occasione di una di queste fu attaccato da un cinghiale e, con la moglie, si salvarono per miracolo. In quel punto fece erigere una Chiesa dedicata a Santa Maria (1243). Sino al termine del XVI secolo non si hanno più notizie di quest’edificio perché nell’eruzione di Montenuovo del 1538 fu distrutto l’archivio vescovile.

LITE GIURISIDIZIONALE. Sino al 1948 Quarto era una frazione di Marano e, quindi, apparteneva alla Diocesi di Napoli, ma la struttura sacra fu costruita dal Vescovo di Pozzuoli. Per rafforzare questo legame Mons. Mangiò istituì un convento di padri agostiniani per la cura delle anime che coltivavano la terra in un’area disagiata per il clima. Nel 1652 fu chiuso per la presenza di 3 soli religiosi (a fronte dei 6 minimo richiesti dal Pontefice) con i benefici che spettavano a Pozzuoli. Nel 1751 Papa Benedetto XIV soppresse la congregazione coloritana ed i beni passarono alla Diocesi di Pozzuoli. De Vivo, Vescovo di quest’ultima, nel 1876 istituì un battistero per celebrare i sacramenti in loco dato che raggiungere Pianura era molto complicato, soprattutto in inverno. L’omologo di Napoli non era assolutamente d’accordo. Purtroppo per lui la Sagra Congregazione del Concilio di Roma (il 7 giugno 1882) decise che il territorio che scendeva verso valle era Quarto e, quindi, Diocesi di Pozzuoli (compreso Monteleone, Santa Maria di Pietraspaccata in località Foragnano a Marano di Napoli). Il 9 dicembre 1888 nacque la Parrocchia che, solo nel 1910, ebbe il riconoscimento civile dello stato italiano.

EVOLUZIONE STRUTTURALE. Un monastero fu eretto, nel 1627, accanto alla piccola Chiesa del XIII. Quest’ultima fu restaurata nel 1862 in quanto il Vescovo Raffaele Purpo disse che “era rovinata e inondata dalle acque” probabilmente provenienti dal sottosuolo. Il Vescovo De Vivo volle un nuovo massiccio intervento perché l’edificio era vecchio e cadente (nel 1883). Circa 10 anni dopo, nella notte tra il 22 e il 23 marzo 1893, crollò a causa di lavori d’ingrandimento eseguiti male. Morirono 3 persone che abitavano in una casa attigua. Forte fu lo sconvolto tra la popolazione. L’ingegner Umberto Cassitto redisse un progetto semplice, funzionale e stabile. Durante la seconda guerra mondiale scoppiò una polveriera e danneggiò la parte esterna della Chiesa. Qualche ulteriore crepa ed infiltrazione fu provocata dal terremoto di 6.2 sull’appennino campano degli anni ’60. Ulteriori restauri furono compiuti da Padre Antonio Maria Di Pierno (anni ’90) e don Vitoantonio Della Ratta (agli inizi del XXI secolo).

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