Aneddoti, ricordi, emozioni sono emersi durante “Colori senza Tempo”, la mostra fotografica organizzata dall’associazione La Voce che, in questo modo, ha voluto ripercorrere la lunga storia di Quarto. Indipendente dal comune di Marano dal 5 febbraio 1948, ma abitato sin dai tempi più remoti in cui i residenti erano molti meno, ma animati da un forte spirito di comunità sia perché c’erano più legami di sangue sia perché non tutti avevano i forni e l’acqua non arrivava sino alle case, ma si doveva prelevare nei pozzi. Diversi erano distribuiti sul territorio dove abbondavano le masserie (De Vivo, Crisci, Giarrusso, Casalanno, A’ Recca, Sant’Orazio – protagoniste di alcuni quadri dipinti nel 2005). Qui svolgeva la maggior parte della vita dei cittadini con molti che erano dediti alla coltivazione delle mele, delle prugne, dell’uva per poi “vendemmiare”, dei pomodori per poi “fare” le bottiglie che avevano un sapore unico, particolare.
Un profumo che si propagava nell’atmosfera in cui vibrava anche il suono delle campane della Chiesa Santa Maria che scandivano il tempo a chi non aveva gli orologi. In questo tempio ci si ritrovava per partecipare alla Santa Messa officiata da sacerdoti che hanno scritto pagine importanti della storia di Quarto: don Michele Giaccio (parroco indigeno), don Antonio Di Pierno, don Vito della Ratta, don Vittorio Zeccone, don Giuseppe Ferrara. Con loro anche diverse suore che hanno “guidato” i bambini verso la Prima Comunione e gli altri sacramenti tra cui il matrimonio che era celebrato la domenica, ma la festa “pagana” il giovedì (soprattutto negli anni ’50). Queste erano tanto diverse da quelle odierne, meno sfarzose, lussuose, appariscenti, più sobrie, familiari con ambientazione sovente nelle masserie. Luoghi simbolo come alcune strade (Via Santa Maria, via Campana, l’odierna via Di Vittorio) e scuole (Viviani, Lancia dove nel 1975 si tenevano anche le comunioni). Nel passato, sovente, le lezioni si tenevano in più stabili che, oggi, sono appartamenti. In uno di questi, nel 1962 il professore calabrese Bonaccorsi organizzò le prime lezioni di ripetizione per i piccoli che avevano bisogno di un supporto didattico. Giovanissimi che, poi, si dilettavano con il calcio con le partite che erano disputate nelle “vasche” tra cui quella che è stata, poi, coperta con la Villa comunale Giovanni Paolo II. Un’altra era all’inizio di via Masullo, poco distante da via Campana dove, su un palchetto, fu festeggiato il primo storico scudetto del Napoli (5 maggio 1987) e dove si svolsero alcune “vie Crucis” organizzate dalla Parrocchia San Pietro e Paolo di Padre Erminio Albano e raduni d’auto e moto d’epoca.
Un’iniziativa che è stata riproposta anche nel recente passato ed ha sempre attratto l’attenzione dei residenti che numerosi hanno partecipato a questa mostra che ha permesso alle nuove generazioni di scoprire, conoscere la storia del proprio paese, ai più grandi di approfondire alcuni argomenti anche grazie alle spiegazioni, le curiosità fornite da Fabio Cutolo, dalla professoressa Clelia Uliano, dal giornalista Alessandro Napolitano e dal presidente Giulio Intemerato che è particolarmente soddisfatto per la riuscita di questa manifestazione. “Il bilancio è più che positivo!! – esclama il presidente – Ricevere più di 150 foto di cui ben 137 esposte, quasi 200 visite in due giorni sono dati importanti, significativi se consideriamo che il tutto è stato organizzato in un mese, da un’associazione nata il 25 novembre scorso e con nessun’esperienza nel settore. A muovere me e gli altri soci è l’amore per Quarto, la voglia di proporre iniziative aggregative, culturali, senza scopo di lucro, l’entusiasmo, la voglia, la precisione, la meticolosità. Abbiamo voluto presentarci in maniera diversa, originale ed è stato apprezzato. Molti degli intervenuti hanno chiesto che l’appuntamento sia replicato e non si fermi qui. Stiamo valutando ciò e, soprattutto, nuove idee. Questo è il vero successo!!”.
Tanti i commenti positivi, entusiastici che ha ricevuto dagli spettatori, dall’amministrazione comunale che ha patrocinato l’evento partecipandovi nelle serate di sabato (con l’assessore alla cultura Mauro Scarpitti ed il sindaco Rosa Capuozzo) e domenica (con il vice Andrea Perotti) quando sono stati assegnati i premi in palio: primo a “donne al melaro” del 1950 di Virginia De Vivo, secondo ad “Artista in opera” del 1971 (l’eclettico Castrese Carandente che dipingeva quadri, ma anche insegne pubblicitarie, manifesti elettorali) di Rosa Carandente che ha ricevuto anche il riconoscimento popolare per Corso Santa Maria del 1974. Tutti contenti, felici di aver dato un piccolo, ma significativo contributo alla rassegna che è stata supportata anche dall’AIAS Quarto con i loro ragazzi speciali che hanno mostrato le proprie bomboniere artigianali ed offerto un buon caffè e gustosi stuzzichini e dai volontari de La Fenice. Insieme in un fine settimana tra passato e presente, sensazioni, flashback, curiosità.
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