Un campione semplice, disponibile, lontano dagli stereotipi della persona inarrivabile. Questo è Salvatore Bagni,l’ex centrocampista “guerriero” del Napoli, del Perugia, dell’Inter, dell’Avellino e dell’Italia, che si è relazionato con le persone che lo hanno incontrato nel suo breve ma intenso pomeriggio a Quarto (prima, durante e dopo la presentazione dell ibro “Chi ama non dimentica” di Antonella Carullo, organizzata dall’associazione Protagonismo Sociale). “Sono al 60% napoletano ed al 40% emiliano romagnolo – rivela – Sono nato a Correggio, un paese di 20mila abitanti, tranquillo, molto diverso dal capoluogo campano che porto sempre nel cuore. Continua a darmi tanto, i cittadini sono sempre riconoscenti per quello che hai fatto in campo”. È stato il mediano della formazione azzurra dal 1984 al 1988, vincendo il primo Scudetto (10 maggio 1987) e la Coppa Italia. A trascinare quel team che centrò, poi, un altro tricolore e la Coppa Uefa, c’era un certo Diego Armando Maradona che è un mito per milioni di tifosi. “Troppi cercano di captare il carattere dei calciatori dal modo di giocare, ma spesso sbagliano – evidenzia – Nella quotidianità io sono molto tranquillo, disponibile ma in campo mi trasformo e diventavo deciso, determinato, aggressivo. Cosi vale anche per Diego che è buono, generoso ed ha doti tecniche che tutti gli riconoscono ed hanno influito enormemente sul rendimento di quella squadra in cui, però, ognuno aveva un nome, non era un big. Giocavano insieme sapendo di essere tutti utili alla causa. Era una rosa con uomini di grande personalità che, dopo una prima fase di rodaggio, conoscenza reciproca, ha regalato soddisfazioni a noi ed ai supporters che non dimenticano” e soprattutto sognano di poter vivere nuovi trionfi con la compagine presieduta da De Laurentis. “Ce lo auguriamo tutti: nuovi successi renderebbero compiuto il progetto – sostiene – Finora il percorso è stato importante con un organico che, nel tempo, è stato migliorato. Con gli innesti della scorsa estate la qualità è cresciuta ulteriormente e Sarri sta facendo giocare bene la squadra. Nella corrente stagione il rendimento è positivo anche se c’è stata l’eliminazione in Champions League contro il Real Madrid. Ci sono ancora due traguardi significativi: la semifinale di ritorno della Coppa Italia con la Juventus è tutta da giocare. In campionato gli azzurri possono centrare il secondo posto” che è importante perché consente di programmare meglio l’annata ventura in cui magari, con nuovi acquisti mirati, si potrebbe compiere un ulteriore salto di qualità e far sognare i tifosi, in particolare i giovani che negli anni ’80 non erano nati oppure tanto piccoli A quanti si avvicinano al calcio lancia un messaggio importante. “Vivetelo sempre come uno sport come ho fatto io che non mi sono mai fatto influenzare troppo dal contorno. Bisogna dare la giusta importanza alle partite che devono finire al 90°. Sono occasioni per stare insieme, all’area aperta, divertirsi, rispettando le regole. È una disciplina che aiuta a crescere. Personalmente, da ragazzino ero molto timido, poi, praticando questo gioco mi sono aperto”. E’ diventato più socevole, disponibile al dialogo, al confronto, voglioso di scoprire il mondo non solo del pallone. “Negli ultimi anni sto viaggiando, soprattutto all’estero, ed oltre a visionare giocatori visito i monumenti – rivela – Sto conoscendo culture diverse, posti meravigliosi dove spesso incontro napoletani o mi viene chiesto di quello che non è un semplice club. C’è una simbiosi totale tra la formazione e la città e lo intuisci sin dai primi giorni quando i supporters ti fanno capire l’importanza di indossare quella maglia. Un legame che ricordo e diffondo con piacere così come ritorno spesso e volentieri in questa città che è bella, unica” con le sue caratteristiche, tipicità, passioni.
Se leggi questo messaggio significa che hai letto l’articolo. Ora clicca sul google adsense inserito in questa pagina. Un gesto piccolo, veloce, gratuito per te, ma molto importante per noi.
Commenti