Segni dell’Olocausto anche ad Occhiobello

Il 27 gennaio è la giornata internazionale della Memoria in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto, ovvero, gli ebrei e non solo che perirono nei campi di concentramento polacchi e tedeschi per mano dei nazisti. Una pagina nera della storia che va tramandata alle nuove generazioni affinchè simili atrocità non si ripetano più. “Nel mondo contemporaneo che si definisce globalizzato – esordisce il sindaco Sondra Coizzi – ci sono ancora persone che negano la Shoah, pronunciano discorsi antisemiti, sostengono la superiorità di certe razze su altre. Sono parole e teorie da condannare, non tollerare ed anche per dare un forte segnale in questa direzione che, il 10 dicembre, insieme ad altri 600 primi cittadini, ho partecipato a Milano alla manifestazione di vicinanza a Liliana Segre che si batte con ferocia per il rispetto della dignità umana e contro tutte le forme di razzismo”. Alla senatrice a vita ebraica è stata conferita, all’unanimità, la cittadinanza onoraria di Occhiobello nello straordinario civico consesso tenuto questa sera alla presenza di numerosi residenti, diverse associazioni, rappresentanti locali e di Castelmassa dei Carabinieri, del presidente della Comunità Ebraica di Ferrara Fortunato Airbab.La vicenda di questa donna non riguarda solo lei, ma tutti noi che dobbiamo avere coscienza e consapevolezza degli errori e degli orrori commessi per saper scovare, leggere i segnali provenienti da un presente in cui c’è ancora intolleranza, sentimenti di odio tra gli individui. Le istituzioni devono essere portatrici di valori sani quali l’inclusione e la civile convivenza tra i popoli e questo riconoscimento deve essere un messaggio forte, un invito ad uomini e donne ad impegnarsi nella diffusione di questa cultura”. In quest’ottica s’inserisce l’intervento del capogruppo di minoranza Davide Valentini che esorta “la promozione di progetti di sensibilizzazione, di conoscenza del tema” per tenere viva la “memoria di tutte le vittime, nessuna esclusa”. La vita di ognuno di noi è preziosa e non devono esistere distinzioni di razza, religione, lingua, colore della pelle, ma purtroppo diversi, troppi, lo dimenticano anche in date come questa. Oggi, ma del 1945, le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz scoprendo chiaramente le atrocità compiute dai nazisti e liberano quanti, malnutriti, sofferenti erano ancora vivi. “Ogni paese ha il suo calendario civile – scrive Liliana SegreQuello italiano è ricco di ricorrenze importanti, tra cui il giorno della memoria, ma voi sapete cosa è la memoria? Tante cose insieme, ma volendo semplificare direi che è un percorso di ricucitura di un tessuto che è stato lacerato dalla guerra. Mantenere in buon allenamento la memoria serve soprattutto alle istituzioni di cui voi cittadini sarete i futuri custodi. In altre parole la buona memoria serve a  mantenere in salute la democrazia che, come è noto, è la  diretta emanazione dei sacri principi di libertà, eguaglianza e fraternità, cioè il contrario dell’intolleranza. Se poi qualcuno avesse ancora voglia di nutrire sentimenti di odio, sappiate che è dalla parte sbagliata della storia”. Quei drammatici fatti sono accaduti materialmente in Germania ed in Polonia, ma di vittime dirette ed indirette ce ne sono anche intorno a noi, più vicine di quanto sembra. Nel libro “Siamo qui solo di passaggio” curato da Maria Chiara Fabian e Alberta Bezzan a nome dell’Associazione culturale “Il Fiume di Stienta” è raccontata la storia delle famiglie di ebrei stranieri che le autorità italiane costrinsero a un domicilio coatto, con lo status di “liberi internati di guerra, nei piccoli comuni della provincia di Rovigo. Sono vicende spesso di dolore, ma anche di speranza, in particolare quando raccontano i legami di amicizia che si crearono. “L’Italia e, nello specifico, questi luoghi non sono estranei alla Shoah – racconta l’autrice – Sin dagli anni 30’ del secolo scorso lo stivale fu luogo di transito di migliaia di ebrei che erano diretti in Palestina o in altri stati ritenuti tranquilli. Molti non furono mai raggiunti perché le persone furono fermate e condotte nel campo di concentramento calabrese di Ferramonti di Tarsia che si riempì velocemente ed a quel punto le autorità fasciste decisero di internarli nei piccoli comuni del nord che non potevano essere bersaglio di bombardamenti. Tra questi ne furono scelti 20 del Polesine tra cui Occhiobello che ospitò una famiglia viennese a cavallo tra il 1941 ed il 1942: c’erano 2 bambini ed i genitori che, in primavera, nel tentativo di contattare i loro connazionali, si recarono a Ferrara dove furono arrestati. Rimasti soli i piccoli sopravvissero con lavori saltuari e con la benevolenza dei residenti. Dopo alcuni mesi furono prelevati dai fascisti che li riportarono dai genitori e si salvarono grazie all’arrivo degli alleati”. I racconti del maschietto di allora, così come tanti altri, hanno contribuito alla stesura di quest’accurato volume che è anche frutto di un intenso lavoro di ricerca negli archivi storici, di visite sui luoghi. Un’attività precisa, minuziosa per consentire ai posteri di sapere, non dimenticare.

APPROFONDIMENTO AUDIO VIDEO CURATO CON L’ASSOCIAZIONE OCCHIO VIGILE

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