IC Occhiobello: i nostri bambini e la Shoah

Il 27 gennaio 1945 le truppe della 50a Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz liberando i superstiti, scoprendo e rivelando l’orrore del genocidio nazista. Questa è la data scelta dall’ONU per commemorare le vittime. In Italia la “Giornata della Memoria” fu istituita con l’intento di ricordare sia tutti i deportati sia coloro che misero a rischio la propria vita per proteggere gli ebrei.

In questi giorni “l’iniziativa didattica” dell’Istituto Comprensivo Occhiobello è stata “volta a creare un momento di riflessione” su questa tragedia “per mantenere sempre viva nelle nuove generazioni la memoria di ciò che è stato. Il compito educativo della scuola è di recuperare quei fatti per trasformarli in occasioni di studio”, meditazione “per combattere l’indifferenza e l’oblio, per promuovere e creare” negli alunni “un nuovo spirito di confronto, solidarietà e collaborazione con i popoli di diverse culture”. Tenendo conto dell’età dei bambini l’argomento è stato trattato in maniera specifica, evitando scene e testi troppo duri, cruenti, ma evidenziando che, in Germania le persone furono uccise, ma oggi si possono ferire, oltre che con le armi, anche con parole offensive, con considerazioni negative, con gesti di emarginazione (nel gioco, nello studio, nei momenti ludico ricreativi). C’è, quindi, una forma evoluta di razzismo che deve essere combatutta, sostituita con l’amicizia, la fratellanza. Ai minori è stato chiesto di produrre cartelloni, disegni, articoli ed i genitori potranno visionarli “nella sezione dedicata alla Shoah del sito” internet.

Nei campi di sterminio perirono anche numerosi pargoli. Le storie di due di loro sono state approfondite alla primaria “Carlo Collodi”. Le 3e si sono concentrate su Elena Colombo, infante piemontese deceduta, nel 1944, a soli 11 anni ad Auschwitz. E’ l’unico caso documentato di minore che ha affrontato il trasporto nel vagone piombato, la selezione all’arrivo e la camera a gas senza genitori. Il suo dramma è descritto nel corto “La cartolina di Elena” (di Raiplay), ovvero, l’ultima lettera che inviò all’amica Bianca non immaginando quello che l’attendeva.

Le 4e, invece, si sono focalizzate su Hana Brady che, prima di morire nel medesimo campo, a 13 anni, per le sue origini ebraiche fu isolata dai coetanei, esclusa dalla scuola. L’educatrice nipponica Fumiko Ishioka ha ricostruito la storia per far conoscere l’Olocausto ai piccoli giapponesi. La vicenda è stata, poi, riportata nel libro del giornalista Karen Levine che, impreziosito con documenti e foto originali (della bambina, della famiglia, dei luoghi) è molto d’impatto, forte come l’amicizia narrata nel romanzo “Il bambino con il pigiama a righe” (dell’irlandese John Boyne, letto dalle 5e B e C) tra due infanti: Shmuel (ebreo) e Bruno (tedesco, figlio d’un ufficiale) che vive vicino al campo cui operano “contadini” con questa divisa. E’ incuriosito e, di nascosto, effettua una piccola esplorazione durante la quale conosce il coetaneo (rinchiuso con i genitori) con cui, in seguito, s’incontra, furtivamente, quotidianamente sino a quando entrambi furono uccisi in una camera a gas (il secondo non fu riconosciuto dai militari). Queste classi hanno anche visto il film della Disney “Jo Jo Rabbit” che propone la storia del pargolo tedesco, Johannes Betzler che, casualmente, scopre che Elsa (una ragazzina ebrea) è nascosta dalla madre che, per questo, rischia l’impiccagione. Un rapporto con entrambe tormentato in virtù del suo infantile e cieco nazionalismo che, però, con il tempo scema completamente sino alla libertà che i due vivono insieme quando la guerra finisce.

Tre sono stati gli adulti (Primo Levi, Gino Bartali, Anna Frank) su cui si sono concentrati gli alunni. La Va A di via Bassa ha puntato sulla lettura di “Se questo è un uomo”, il capolavoro con la tragica testimonianza della permanenza ad Austchwitz da cui lo scrittore uscì vivo. Una parentesi drammatica della vita che lo accomuna ad un cittadino ferrarese la cui esperienza è contenuta in un breve, ma significativo, video. E’ stata, inoltre, studiata la poesia “The butterfly” (scritta su un foglio di carta durante la permanenza nel campo di Terezin) da Pavel Friedman (deceduto ad Austchwitz).

Oltre ad essere stato un grande campione di ciclismo Bartali è, dal 2013, “giusto tra le nazioni” perché, nel 1943, aiutò tanti ebrei portando loro (nascosti nel telaio della bici) documenti falsi e, quando era fermato dalla polizia, diceva che si stava allenando per il giro d’Italia. Dopo aver appreso di questi valorosi gesti i bambini della IV e della V della scuola primaria “Giosuè Carducci” hanno preparato un cartellone con una bicicletta, ma soprattutto le frasi tipiche dell’atleta (non voleva si sapesse il bene che stava facendo) unite da un filo rosso che lega le persone e ricuce le ferite. La sua è stata una forma di resistenza, opposizione al regime che ha accomunato molti mentre altri ne hanno pagato le conseguenze. I piccoli della V hanno anche immaginato di dover partire forzatamente e, preparato simbolicamente, la valigia con gli oggetti ritenuti più cari (orsetto, colori, memory card con la storia).

Anna Frank (ebrea tedesca simbolo della Shoah per l’opera redatta quando si nascondeva dai nazisti) è stata tema trasversale a più classi. I ragazzi della IIa della secondaria di I° di via Savonarola hanno allestito la mostra “a filo”. Nella lettura del “Diario” si sono concentrati sull’adolescenza della protagonista (rapporto con i genitori, con la sorella maggiore perfetta, con la nonna che era una donna emancipata per quel tempo, i primi amori) e ritengono che possa essere tranquillamente una di loro, tanto vicina con i pro ed i contro, inseribile serenamente in classi multietniche come le odierne. Una teen agers che programma il suo futuro da adulta lavoratrice come accade nel terzo millennio. Particolarmente apprezzato il suo carattere. Questa fase della sua vita è stata sintetizzata nei tulipani gialli appesi nei corridoi. La sua abitazione ed alcune tipiche di Amsterdam sono state viste online dalla Va della primaria di Savonarola (lunedì visiterà il ghetto ed il cimitero ebraico di Ferrara). Cartelloni, invece, sono stati prodotti dagli studenti della secondaria di I° di via Amendola dopo aver approfondito (da diversi testi) e riflettuto sull’argomento.

Operazione che gli omologhi della “Carlo Cattaneo” di Canaro hanno compiuto insieme agli altri coetanei che hanno partecipato all’iniziativa in merito proposta dal Teatro Duomo di Rovigo. I piccoli della primaria “Giovanni Pascoli”, invece, si sono focalizzati sul significato delle “pietre d’inciampo”. L’artista tedesco Gunter Demnig ebbe l’idea ddi “depositare nel tessuto urbanistico delle città una memoria diffusa dei deportati nei campi di sterminio nazisti”. Nello specifico “un piccolo blocco quadrato ricoperto di ottone lucente” è collocato “davanti la porta della casa” che fu “ultima residenza” (con incisione del nome, dell’anno di nascita, giorno e luogo di deportazione, data della morte). Sono presenti, tra le altre, a Berlino, Colonia, Amburgo, Amsterdam, Rotterdam. In Italia le prime furono posate a Roma (nel 2010), ma ci sono anche a Milano, Genova, Torino, Bolzano, Reggio Emilia, Venezia, Rovigo (dal 2022). Questo ed altri aspetti sono stati affrontati dai pargoli del plesso primaria “Martin Luther King” che hanno preparato interessanti cartelloni.

“Otto. Autobiografia di un orsacchiotto” è il libro illustrato del francese Tomi Ungerer con cui è stato trattata, in maniera delicata, la Shoah con gli alunni della II di via Bassa e della I di via Savonarola (con le asciugamani hanno realizzato dei simpatici pupazzi) cui è stata rimarcata l’importanza dell’amicizia prendendo spunto dalla vicenda di Oscar, Davide e del peluche, compagni di gioco che furono separati solo dalla crudeltà della guerra e del nazismo. Si ritrovarono, casualmente, dopo numerosi anni e scrissero le loro memorie.

La spontaneità e la sensibilità dei minori della II e della III Carducci hanno emozionato le docenti. Dopo aver visionato l’audiolibro “Ogni merlo è un merlo” (racconta il nazismo in modo semplice, ma efficace) e letto “La città che sussurrò” (nella fuga verso la nave che li porterà in salvo gli ebrei scandinavi furono aiutati da tante persone che, nel buio della notte, sottovoce gli indicavano la strada giusta da percorrere) i bambini hanno scritto, su cartelloni (“I nostri sussurri d’amore”, “messaggi di speranza consegnati al merlo”), le parole che li avevano maggiormente impressionato e tutte sono di grande (gentilezza, condivisione, amicizia, collaborazione, stare insieme, dono, coraggio, ingegno, libertà).

Attività diverse per genere, forma, ma molto apprezzate dagli studenti che hanno compreso una pagina nera della storia mondiale





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