Il crepuscolo come l’aforisma: breve, bello..

Dall’aprile di quest’anno, da Feltrinelli, si può trovare il libro d’esordio del giovane (21 anni) autore Giuseppe Iovinella. “L’attesa del crepuscolo” è il titolo del volume contenente 80 aforismi con tematiche attinenti al ricordo, all’amore e all’importanza della scrittura. Forti sono i richiami ai crepuscolari e a Giacomo Leopardi. Abbiamo incontrato il giovane per una chiacchierata a 360° sulla sua opera e sulla sua prima esperienza nell’ambito dell’editoria.

Perché questo titolo? Nella prefazione ho chiarito prima di ogni altro aspetto la scelta compiuta. È il punto fondamentale dal quale volevo partire. “L’attesa del crepuscolo” rispecchia una sensazione provata concretamente, cioè, quella di aspettare nei giorni estivi il crepuscolo. Esso è un istante breve ed allo stesso tempo bellissimo, ma è anche venato di nostalgia e una dolce malinconia. Queste sensazioni le ho volute cercare all’interno della raccolta. La scelta del titolo si collega in maniera molto forte allo stile degli aforismi. Il crepuscolo deve essere come l’aforisma: breve, bello, un po’ nostalgico e dispensatore di una verità”.

Molti scrittori esordiscono con un romanzo. Perché ha scelto gli aforismi? “In questo caso non c’è un vero motivo. Credo che in quel momento sentissi il bisogno di esprimermi attraverso la poesia, ed è quello che ho fatto. Ritengo che un romanzo sia un progetto molto più complicato rispetto ad una raccolta poetica. Ho grande voglia di scrivere questo genere, ma soltanto con una maturità che ancora non possiedo riuscirò ad affrontare un giorno questo progetto”.

Quando è nata l’idea di pubblicare un libro? Un giorno ho visto che la mia sensibilità mi portava da qualche parte. Quando parlo di “sensibilità” intendo la dote intrinseca di tutti noi, che può manifestarsi in varie forme d’arte, nel mio caso la scrittura. Quando mi sono reso conto che scrivere quel che vivevo e quel che provavo riusciva a sciogliere dei nodi interni, che non sapevo nemmeno di avere, ho sentito il bisogno di metterlo sotto forma di una raccolta. Soltanto in un secondo momento è nata questa voglia di provare ad entrare su di un palcoscenico più grande, che è il mondo dell’editoria. Per fortuna è andato tutto quanto bene“.

Ha trovato difficoltà nella pubblicazione? “Sono stato fortunato ad incontrare le persone giuste che hanno già avuto esperienze all’interno di questo mondo. Iniziando da piccole case editrici ho ricevuto varie risposte positive. Alla fine ho dovuto scegliere tra tutte queste. Molti credono che sia un problema il fatto che tanti pubblicano e scrivano al giorno d’oggi. Io, invece, credo che sarebbe un problema il contrario. È vero che in questa generazione assistiamo ad un mare magnum cartaceo, ma, all’interno di esso dobbiamo avere la capacità di riconoscere ciò che può emergere, sempre attraverso una questione di sensibilità, di bravura, di passione e forza di sacrificio. Se non ci fosse niente non si avrebbe la possibilità di riconoscere, di vedere e, soprattutto, di leggere“.

Di questi aforismi ce n’è uno che si ripete più spesso? “Ci sono tanti aforismi che mi rispecchiano. Se ne dovessi scegliere uno citerei il numero 2:“Poeta è chi crede sia delitto lasciar morire l’impulso, chi odia la semplicità degli schemi, chi fa della sua vita una continua pagina bianca”. All’interno di questo aforisma c’è l’idea che ho della scrittura e della letteratura in generale. Bisogna portare avanti, con coraggio, le proprie idee. Se queste dovessero rivelarsi mature o meno sarà il tempo a chiarirlo. La vita deve essere una pagina bianca sulla quale bisogna scrivere le proprie idee, vederle crescere. Non importa il finale, importa sentirsi coraggiosi per affrontare questa scelta senza legarsi a convenzioni“.

Secondo te c’è ancora possibilità per i giovani di affacciarsi nel mondo editoriale? “Credo che non si debba mai smettere di investire su se stessi, siamo il nostro miglior progetto. Se qualcuno avesse intenzione di coltivare un’idea, un sogno, che è quello della scrittura, della pubblicazione di un libro, non deve farsi intimidire da possibili rifiuti o da fallimenti perché siamo destinati tutti a compiere qualche passo falso, ma è qualcosa del tutto normale. L’errore deve essere visto come un incentivo, come un dare ancora di più. L’importante è continuare a tentare“.

 

 





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