A Quarto marciapiedi inadatti ai diversamente abili

Spesso mi sono chiesto come fossero stati realizzati i lavori pubblici a Quarto Flegreo. Osservando le difficili condizioni di alcune strade, una mezza risposta me l’ero data: male, risparmiando sui materiali usati, dilatando i tempi. Mai, però, avrei pensato che anche la loro progettazione era carente, priva del rispetto di alcune norme. Una frase non scritta a caso, ma conseguenza di un’approfondita indagine sul territorio (insieme ad alcuni amici) e nel vasto panorama delle leggi italiane (con il supporto di un’amica esperta nel campo sociale).

Tutto è nato alcuni mesi fa quando il mio sguardo è stato attratto dal “particolare” marciapiede che è stato costruito, anni fa, sul ponte che sovrasta i binari della Sepsa Circumflegrea tra via Segaetano e via Crocillo. Ad occhio nudo, mi sembrava molto stretto condizionando il transito dei pedoni, ma soprattutto di tutte le “persone con limitata capacità motoria e sensoriale”. Per loro questi sono ostacoli che la legge chiama “barriere architettoniche” in quanto “sono fonte di disagio” ed “elementi costruttivi che impediscono, limitano o rendono difficoltoso l’uso di un ambiente o che limitano gli spostamenti o la fruizione dei servizi” (Decreto Ministeriale n. 236 del 14 giugno 1989) da parte di questi soggetti che, di conseguenza, sono discriminati. Per evitare tutto ciò la Repubblica Italiana ha varato diverse leggi sull’abbattimento di questi ostacoli/barriere (approfondimento in seguito). Purtroppo queste norme spesso non sono rispettate in tale comune e lo dimostro con una mia relazione (comprendente anche un bel servizio fotografico).

Un pomeriggio, insieme ad un amico normodotato, abbiamo compiuto una lunga passeggiata sui salvagente (munito di una sedia a rotelle) di alcune strade locali volendo constatare le eventuali difficoltà che potrebbero incontrare i diversamente abili. Dopo quasi 3 ore di monitoraggio, il dato più inquietante è che molti di questi marciapiedi sono privi della rampa per consentire alle “persone con limitata capacità motoria e sensoriale” di scendere da essi senza problemi. Poi ci sono delle zone che meritano un approfondimento per le oscenità che ho visto ed immortalato.

VIA CROCILLO (la strada che confluisce in via Santa Maria). Alcuni tratti del lato destro della carreggiata (andando verso la scuola media Mario Napoli) sono del tutto privi del salvagente. Dove c’è, è stretto e non c’è bisogno di prendere la sedia per verificarlo. Dove quest’attrezzo è impiegabile è, però, costretto a muoversi nella vegetazione spontanea che spunta ovunque, sia dal ciglio del marciapiede, sia del muretto (FOTO DA 1 A 5). La chicca finale è nella curva (dove c’è il cambio di denominazione): c’è la discesa, ma pure l’erba naturale (FOTO 6).

VIA SANTA MARIA. Proseguo il mio giro e, sempre, sul margine destro della carreggiata, trovo un marciapiede dove la sedia a rotelle transita facilmente tranne in un punto dove è bloccata da un grosso palo dell’Enel posto al centro dello scalino (FOTO 7). Giungo, poi, all’altezza del giovane complesso residenziale Cafasso, dove il quadro è abbastanza particolare. Sul marciapiede c’è il palo con il cartello indicante la fermata dei bus pubblici (CTP), una cabina ed un grosso traliccio dell’Enel. Sapendosi muovere, la sedia a rotelle transita tra gli ostacoli grossi, ma purtroppo, c’è una canalina flessibile con alcuni fili che fuoriesce dal marciapiede che limita il transito della sedia a rotelle. Può sembrare una descrizione complicata, ma osservando le FOTO 8 e 9 e recandosi sul posto tutto diventa molto chiaro.

VIA FRANCESCO CRISPI. Scendendo verso via Santa Maria, sulla destra, c’è un edificio con la sede della CISL e dei Giovani Democratici. Davanti a questo stabile c’è il marciapiede con un altro bel palo grosso di colore blu ad intralciare il transito della sedia a rotelle (FOTO 10). Tornando un po’ indietro e, spostandoci, sul margine opposto della strada, costeggiamo la villa Comunale Giovanni Paolo II. Ad un certo punto c’è un cancello di uscita dal parco pubblico che è rialzato rispetto al livello stradale. Per superare quest’altezza fu realizzata una scalinata. Peccato che gli ultimi 2 grossi gradini invadono il marciapiede impedendo alla sedia a rotelle di muoversi (FOTO 11).

VIA 1° MAGGIO (collega via Pietra Bianca con via De Curtis). Procedendo in direzione dell’ incrocio con via Morosini, via De Gasperi e via Viticella, nel primo tratto, il marciapiede destro c’è e la larghezza è quella minima sufficiente per il transito della sedia a rotelle. La presenza di alcuni pali e muretti condiziona un po’ l’oggetto (qualche passaggio è proprio al millimetro). Chi di dovere dovrebbe testare tutto il tratto (FOTO 12 e 13).

VIA SEGAETANO. Nel tratto di fronte il negozio di Giocattoli Paperino ed in via Corso Italia (di fronte al Bar delle Rose), la sedia transita sfruttando tutto il bordo esterno del marciapiede. Di fronte all’ingresso del Supermercato Decò, invece, sul marciapiede è stato collocato il contenitore arancione (largo ed alto) per la raccolta degli indumenti dismessi dai privati. Una sorte di muro invalicabile per la sedia a rotelle (FOTO 14 e 15).

PONTE SEPSA. Arrivo al punto più interessante del paese. Sul margine destro, subito noto che manca la rampa per salire (FOTO 16). Sollevando la sedia, inizio la mia scalata e le sorprese sono tante. Inizialmente il mezzo sale facilmente (FOTO 17), poi, lentamente la larghezza del marciapiede si restringe. L’oggetto si incastra in un paio di punti (FOTO 18, 19, 20). Sono, poi, costretto a chiuderla parzialmente (FOTO 21 – operazione possibile perché non sono un diversamente abile). Arrivato in cima devo proprio sollevarla di peso perché, anche un pedone fa fatica a passarci (FOTO 22). L’ufficio comunale competente farebbe bene a controllare tutti gli altri punti di questa struttura realizzata non oltre i 20 anni fa.

VIA CROCILLO. Sceso dal ponte, è impossibile non notare un altro contenitore arancione (largo e alto) per la raccolta degli indumenti dismessi dai privati che è posizionato sul marciapiede che costeggia il grosso muro che separa i binari del treno dalla strada (FOTO 23).

VIA DE FALCO. Da via Crocillo, svolto a destra in via Denza e, poi, ancora a destra. Sul margine della carreggiata opposto rispetto al Ferramenta, c’è un marciapiede stretto ed anche “dotato” di un palo della pubblica illuminazione che non consente nemmeno ad un normodotato di passeggiare comodamente, figuriamoci ad un diversamente abile (FOTO 24).

VIA MARMOLITO. All’incrocio tra via Casalanno e via Kennedy, poco prima della Chiesa Gesù Divino Maestro (sul lato dell’edificio sacro) c’è un marciapiede dove, da un lato manca la rampa e dove dovrebbe esserci il terreno è fortemente scosceso ed immerso nella spazzatura (FOTO 25). Superato quest’ostacolo, la mia sedia a rotelle si imbatte nel 3° (ma di sicuro ce ne sono altri in zone che non ho visitato) contenitore arancione (largo e alto) per la raccolta degli indumenti dismessi adi privati che gli impedisce di proseguire e raggiungere la Parrocchia (FOTO 26 e 27).

Che dire. Alla fine di questa maratona tra alcuni dei tanti “orrori” di Quarto Flegreo sono sconcertato. Risiedendovi dal lontano 1986, ho sentito diversi aspiranti sindaci annunciare, durante le campagne elettorali, la propria attenzione verso “le fasce più deboli della popolazione” ed i diversamente abili, ma le chiacchiere sono rimaste, in buona sostanza, parole. I fatti sono mancati e quest’ampia galleria fotografica lo dimostra e non posso essere smentito.

Invito i commissari a verificare tutti gli altri marciapiedi presenti sul territorio.

Il settore dell’abbattimento delle barriere architettoniche è disciplinato dalla combinazione di quanto previsto dal DM 236/1989, L. 13/1989, L. 104/1992 e DPR 503/1996, fino al D.P.R. 380/2001 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. Purtroppo a Quarto Flegreo spesso tali normative non sono state rispettate nonostante che l’articolo 4 del DPR 503/1996 “stabilisce che agli edifici o spazi pubblici esistenti, anche se non soggetti a recupero, devono essere apportati tutti gli accorgimenti finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche”.

E c’è di più. Con la Legge Regionale n.3/07 art. 9, l’ente di piazza Santa Lucia ha assunto “un ruolo propositivo e di cooperazione nei confronti di tutte le realtà locali che” intendevano “migliorare le condizioni della mobilità” di questi individui “dal punto di vista sia economico sia organizzativo”. Nello specifico istituì “un fondo per il finanziamento, fino ad un massimo del 70% del relativo costo, di opere di adeguamento ai siti ed alle strutture pubbliche o di interesse pubblico particolarmente esposte”. Inoltre “per un’efficace attività di intervento risolutivo, l’assessorato ai Lavori Pubblici” sollecitò “i comuni al massimo impegno” per raggiungere gli obiettivi fissati dalla legge. Anche questo provvedimento è divenuto, in ampia sostanza, lettera morta dalle parti di via De Nicola come ampiamente dimostrato dalla galleria (testuale e fotografica) di scempi/mancanze sparse sul territorio sia sulle strade principali sia su quelle secondarie e non è escluso che altri casi sono, per ora, sfuggiti all’attenzione mia e del team di osservatori silenziosi che mi supporta.

Per completare il quadro, sempre dal DM n.236 del 1989, riporto altri passaggi interessanti. L’articolo 3 definisce i “criteri generali di progettazione” chiarendo che “in relazione alle finalità delle presenti norme si considerano 3 livelli di qualità dello spazio costruito”: accessibilità, visitabilità e adattabilità. “Per quanto riguarda gli spazi esterni” la prima “si considera soddisfatta quando esiste almeno un percorso agevolmente fruibile”. Segue l’art. 4 dedicato ai “criteri di progettazione per l’accessibilità” che riguardano porte, pavimenti, infissi esterni, arredi fissi, servizi igienici, cucine, balconi, terrazze, percorsi orizzontali, ascensori, scale, autorimesse, parcheggi, strutture sociali, ma soprattutto spazi esterni con i percorsi che “devono presentare un andamento quanto più possibile semplice e regolare in relazione alle principali direttrici di accesso ed essere privi di strozzature, arredi, ostacoli di qualsiasi natura che riducano la larghezza utile di passaggio o che possano causare infortuni. La loro larghezza deve essere tale da garantire la mobilità nonché, in punti non eccessivamente distanti fra loro, anche l’inversione di marcia. Le eventuali variazioni di livello devono essere raccordate con lievi pendenze ovvero superate mediante rampe in presenza o meno di eventuali gradini ed evidenziate con variazioni cromatiche”. Le suddette rampe devono avere “pendenze contenute e raccordate in maniera continua con il piano carrabile” e, in base all’art. 8.1.11 deve avere “una larghezza minima pari a 90cm per consentire il transito di una persona su una sedia a rotelle” e di ben 150cm per consentire l’incrocio di due persone”. Precise indicazioni, invece, sono fornite dall’art. 8.2.1 circa la larghezza minima del percorso pedonale (pari a 90cm) e deve “avere, per consentire l’inversione di marcia, allargamenti del percorso, da realizzare almeno in piano, ogni 10m di sviluppo lineare”. Inoltre “qualsiasi cambio di direzione rispetto al percorso rettilineo deve avvenire in piano; ove sia indispensabile effettuare svolte ortogonali al verso di marcia, la zona interessata alla svolta, per almeno 1,70 m su ciascun lato a partire dal vertice più esterno, deve risultare in piano e priva di qualsiasi interruzione”.

Il contenuto di quest’articolo è stato inserito in una lettera (con annesso cd fotografico) che è stata protocollata, nel giugno 2013, all’attenzione dei commissari prefettizi. Una copia è stata, poi, consegnata manualmente all’assessore ai Lavori Pubblici Tullio Ciarlone (autunno 2015) ed al collega con delega all’urbanistica Alessandro Merenda (primavera 2016).





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