Visita all’Osservatorio Vesuviano

Il 7 marzo 2014 il sottoscritto ebbe l’opportunità di visitare la sede partenopea dell’Osservatorio vesuviano.

Interessante, esaustiva, formativa è stata la visita alla sede di Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (costituito nel 1999 per raccogliere e valorizzare le competenze e le risorse di cinque istituti già operanti in quest’ambito) svolta da alcuni volontari di Protezione Civile appartenenti a: gruppo comunale di Quarto, delle sedi operative locali de Le Aquile e dell’ANC, da Le Aquile di Pozzuoli. A guidarli nella visione della sala di monitoraggio è stato il sismologo Luca D’Auria che ha fornito tante nozioni e soddisfatto le curiosità. “Monitorare significa captare tutti i segnali sulle variazioni di attività, le anomalie – ha esordito – Nel caso dei vulcani di nostra competenza abbiamo decine di sensori. Per il Vesuvio il livello verde non comporta alcuna ansia. Per i Campi Flegrei è stato alzato a giallo nel 2012, ma solo di recente i media se ne sono accorti ed hanno divulgato la notizia in maniera troppo allarmante”. Nelle ultime settimane, in particolare, sul web stanno circolando numerosi articoli drammatici, nefasti, spesso privi di fondamento scientifico. Dati che possono essere facilmente ricavati dai bollettini periodici diramati da quest’organismo che ha monitor in cui sono mostrati, in tempo reale, i dati calcolati dalle stazioni che recepiscono anche le vibrazioni generate dal traffico veicolare. “Ogni giorno, in Italia, sono registrate decine di scosse – ha rivelato – Molte sono di lieve entità ed utili solo a fini scientifici. Solo quando superano una certa soglia scatta la comunicazione alla Protezione Civile (entro 2’) che ha le mansioni operative. Per il Vesuvio il limite è 2°, per i Campi Flegrei è 1,5° perché è più facile che il terremoto sia avvertito dalla popolazione”. Anche se questa sembra poco attenta, sensibile al problema e troppo preoccupata da un’eventuale eruzione del Vesuvio che è lontano, interessa le aree incluse nella zona rossa che è stata recentemente allargata inglobando nuovi comuni. La seconda parte della lezione è stata concentrata sui Campi Flegrei dove il “suolo non è mai fermo, stabile come in altre zone”. “Nell’ultimo secolo, per tanto tempo c’è stata una discesa – ha chiarito – Negli anni ’50 ci fu un sollevamento di quasi 1 metro che fu poco considerato dalla gente. Negli anni ’70 ci fu la forte crisi, con pochi terremoti, che determinò l’evacuazione del Rione Terra. Dopo il 1982 ci fu un sollevamento molto veloce con numerose scosse. La crisi durò 18 mesi (sino alla fine del 1984). Il seguente graduale abbassamento è stato intervallato da piccoli sollevamenti che sono ripresi nel 2005 con un’impennata nel 2010/11. Ora è tutto normale, ma ci sono segnali dell’arrivo di nuova energia”. Niente panico, ma le autorità competenti devono prestare la necessaria attenzione anche in virtù della mutata densità abitativa. Ci sono molti più residenti con una distribuzione varia, disomogenea e con vie di fuga non sempre adeguate, idonee. E’ in corso l’aggiornamento del piano di emergenza del comprensorio, ma non è ancora pronto. Intanto. “La Solfatara è il massimo punto di diffusione di energia, ma – ha annunciato – ce ne sono altri nell’area del lago d’Averno, in mare e potrebbero crearsi ovunque, in particolare ad Agnano e via Campana (secondo stime probabilistiche). Dal 2009 c’è stato un progressivo aumento dell’attività in via Pisciarelli con emissioni da una bocca che prima era piccola. E’ anche aumentata la percentuale di anidride carbonica”. Fatti che devono essere ricordati e valutati con le strumentazioni che, con il progresso tecnologico, sono notevolmente migliorate, più sofisticate. Con il dr D’Auria s’è convenuti sull’importanza della prevenzione, della sensibilizzazione della popolazione in maniera adeguata (sui rischi, su come comportarsi in caso di terremoto ed eruzione). Una campagna informativa da ripetere periodicamente e puntando molto sui bambini e sui giovani che recepiscono più facilmente degli over 30.

Per la prima volta nella mia vita (non so se sarà l’unica) sono stato presso una sede dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, per la precisione nella sala di monitoraggio dove ovunque ti giri hai monitor che riportano grafici (sulle scosse, sull’attività dei vulcani). Alcune immagini le ho viste in tv, ma da vicino, spiegate, rendono meglio l’idea dell’importanza del lavoro di queste persone che, normali, non sono. Sanno interpretare segnali che, per molti, non hanno un significato. Per loro si e, con le loro segnalazioni, contribuiscono alla riduzione delle perdite umane derivanti da queste calamità naturali. E’ stato bello, inoltre, vedere che sono giovani, preparati, competenti. Significa che la bravura ha ancora un certo peso nella società attuale.

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Una lezione sull’Osservatorio Vesuviano





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