Pensieri e parole del maestro Luigi D’Oriano

Le persone possono conquistarti, affascinarti in tanti modi. Il maestro Luigi D’Oriano lo fa e lo ha fatto in diversi di questi. Per molti anni ha calcato i tatami italiani e mondiali conseguendo trionfi ovunque. Nella sua bacheca annovera ben 10 titoli italiani, 2 ori ai campionati internazionali, 2 bronzi mondiali ed altrettanti europei, ma soprattutto la medaglia d’argento conquistata ai “Giochi Olimpici” del 1988. Anche se in quell’edizione il taekwondo era inserito nel calendario della rassegna a cinque cerchi come sport dimostrativo (e lo sarà anche a Barcellona 1992, Atlanta 1996) è un riconoscimento che resta nella storia sua e di quest’arte marziale coreana che, poi, ha gioito per i risultati conseguiti da Maruo Sarmiento (argento a Pechino 2008, bronzo a Londra 2012) e di Carlo Molfetta (oro a Londra 2012). Uomini che condividono la sua grande passione, l’amore verso una disciplina che è ritenuta, da tanti, troppi, minore, ma è capace di regalare belle storie, insegnare valori sani, puliti. “Agli allievi ribadisco continuamente che non devono mai ricorrere alla violenza che non è utile – afferma la cintura nera 6° dan – Devono imparare a domare la parte animalesca, l’istinto feroce che è dentro di noi. Devono prediligere il dialogo, l’incontro, lo scambio di opinioni, idee. Usare molto più la mente che gli arti”. In questo senso il taekwondo aiuta. Pur essendo un’attività basata sui colpi inflitti all’avversario (lealmente, rispettando le regole) con pugni e calci necessita anche di attenzione, concentrazione, riflessione per decidere quando e come “piazzarli” e “schivare” quelli del contendente. L’altro va conosciuto, studiato oltre che affrontato. Dalla giusta combinazione di queste azioni nascono i successi. “La mia carriera è stata lunga, bella, avvincente – sottolinea – Personalmente sono saturo di affermazioni individuali. I miei atleti sono giovani, pimpanti, vogliosi di confrontarsi, di porsi nuovi obiettivi. Io li preparo, li guido rammentando loro che ci sono numerose rinunce da fare, sacrifici per adempiere agli impegni agonistici (allenamenti e competizioni) ed a quelli scolastici. A tutti ricordo che l’istruzione è la prima cosa nella vita e non va assolutamente trascurata”. Deve essere al primo posto nella mente delle nuove generazioni perché di “arti marziali” non si vive a meno che non si entra nei gruppi sportivi dell’esercito, della polizia, della Guardia di Finanza. Una soluzione affascinante, bella, possibile, ma non per tutti. Ci sono requisiti da possedere e selezioni da superare. Quindi meglio avere strada alternative soprattutto se si vive in aree particolari, difficili dove le tentazioni sono diverse e tra queste non mancano quelle “pericolose”. Lo sa bene D’Oriano che vive, lavora e opera nello sport a Monteruscello. In via Italo Svevo, dal 1981, è aperta ed attiva la Palestra Olimpica dove, oltre all’aspetto agonistico, si cura molto quello sociale. “Avere la cintura nera è importante, ma il ruolo di maestro è qualcosa in più – puntualizza – Prevede responsabilità superiori, compiti da eseguire quotidianamente. Devi insegnare la tua disciplina, ma trasmettere anche valori giusti sani e comportarti seguendoli. Per gli atleti sei un punto di riferimento continuo, costante. Devi interagire con loro, avendo le parole giuste per ogni situazione. Devi tirar fuori le qualità, le capacità, le potenzialità che hanno e che sono utili nello sport e nella vita. Questo è l’obiettivo principale che ho e verso il quale mi prodigo costantemente”. Ogni pomeriggio lo trovi nella sua struttura dove alterna consigli tecnici, dimostrazioni pratiche a battute, risate, chiacchierate sui temi quotidiani, scambio di opinioni, sensazioni, emozioni. Bellissime quelle che ha provato a fine novembre a Roma durante la partecipazione allo stage di taekwondo, judo, aikido, kick boxing. Avrebbe dovuto parlare della sua arte marziale, invece, procedendo “a braccia”, senza seguire un copione, ha puntato sull’importanza delle motivazioni e su come aumentarle sempre, sulla valenza del non farsi condizionare dagli altri e dai fattori esterni, sul valore del rispetto degli altri che, sul tatami, devono essere “sconfitti”, ma non distrutti. Ha sottolineato che è importante esprimere le proprie capacità, anche la forza, ma senza finalità negative. Parole che sono state apprezzate dagli oltre 100 presenti nell’impianto sportivo romano. I migliori complimenti sono giunti dai genitori e, soprattutto, dai  maestri tra cui un coreano. Istantanee che porterà sempre nel suo cuore e rievocherà, sabato 20 dicembre (ore 18), nella grande festa organizzata per scambiarsi gli auguri di Natale, ma soprattutto per celebrare i suoi 40 anni d’attività. Saranno presenti gli allievi del passato (alcuni ora nell’Esercito, nella Polizia, nei Carabinieri, nella Guardia di Finanza, oppure maestri o affermati professionisti in altri settori) e quelli di oggi che effettueranno una breve dimostrazione insieme ai colleghi della Gymnica di Varcaturo. Invitati anche rappresentanti delle istituzioni. A diversi di loro e non solo sarà conferito un premio per l’impegno, la vicinanza, la sensibilità dimostrata verso questa disciplina e nei confronti del maestro che affascina con i gesti e con le parole.

 

Se leggi questo messaggio significa che hai letto l’articolo. Ora clicca sul google adsense inserito in questa pagina. Un gesto piccolo, veloce, gratuito per te, ma molto importante per noi.

 

Consigliamo di leggere anche “Luigi D’Oriano, dai primi calci a maestro”:

Luigi D’Oriano, dai primi calci a maestro

 





Commenti