La fine anticipata del mandato di Josi Gerardo Della Ragione è stata determinata dalle contemporanee dimissioni di 9 consiglieri di cui ben 5 della sua maggioranza. Di questi ultimi, uno era stato il secondo eletto. Non rimpiange forse di non aver ascoltato e di non aver messo in campo un confronto forse meno di rottura?
“Il confronto è stato proficuo. Nel momento in cui infatti c’erano state titubanze da parte dei 5, nel mentre la citta si interrogava se il sindaco avesse o meno la maggioranza, ho convocato il consiglio comunale in piazza. Lì siamo stati eletti e lì doveva svilupparsi la dialettica consiliare, con massima trasparenza. La loro prima dichiarazione fu che comunque avrebbero sostenuto la fascia tricolore e avrebbero sostenuto il programma, che il nuovo gruppo serviva soltanto per accelerare alcuni processi del programma per attuarlo al meglio. Quindi era un gruppo non solo da rispettare ma anche da tenere in forte considerazione. Non mi pento, invec,e di non averli ascoltati fino in fondo perché la loro volontà era quella di rallentare l’azione amministrativa. Invece noi abbiamo bisogno di un cambiamento veloce: non è possibile attendere ad esempio per la chiusura del centro storico del paese. L’ha fatto Napoli con via Caracciolo, non capisco perché non potevamo attuarlo. Così come non è possibile attendere per la questione della litoranea di Baia prima che diventi come Bagnoli o Pozzuoli e bisogna far si che la cantieristica si possa riconvertire in chiave turistica alberghiera. Loro volevano sveltire il piano di liquidazione del centro ittico campano vendendo i beni e pagando i creditori. Il nostro obiettivo non era mai stato quello di alienarli, soprattutto cinque lenze e il parco della quarantena, ma avevamo previsto l’acquisizione a patrimonio comunale di questi due beni dato che il principale creditore è il comune. Gli avvocati e gli imprenditori che sono i restanti creditori sarebbero stati pagati con attività di cura ordinaria della società, facendo quindi pagare i canoni a chi non li versava, mettendo a reddito terreni abbandonati, cacciando soprattutto i locatari i cui contratti erano scaduti. Ho fatto bene a non ascoltarli in conclusione perché è stato lampante l’asse fra loro e chi ha affossato questo paese per anni, e non lo dico io ma le carte. Noi abbiamo tirato dritto, non ho ceduto a nulla. Oggi abbiamo un’amministrazione che è finita, ma siamo caduti in piedi e la città se ne è resa conto e ci sostiene. Sicuramente i consiglieri potevano essere scelti meglio, ma quando tu porti i cittadini nelle istituzioni vi sono dei margini di rischio, non sulla fedeltà ma sulla serietà degli stessi. Noi non abbiamo bisogno di consiglieri “fedeli”. La fedeltà è tipica di governi che non sono democratici. C’è bisogno di ascolto, di dialettica politica anche di contrapposizione, ma soprattutto di consiglieri seri, responsabili che, soprattutto, riescano a dividere l’aspetto personale da quello politico e istituzionale. Ricordo che questa è un’amministrazione votata dal 65% dei cittadini al ballottaggio, quindi chi diceva che i bacolesi non meritano il cambiamento e che non vogliono cambiare, non è assolutamente vero. Nove firme, perché l’irresponsabilità e da parte di entrambe le parti, Bacoli Libera e il centro destra, non possono mettere a tacere più di 9mila persone”.
Tra le principali questioni della rottura con Bacoli Libera c’è il CIC. Eppure ricordiamo che il consigliere Perreca fu partecipe della sua battaglia. Come si spiega questo cambio di tendenza ? “L’inversione c’è stata dal mese di febbraio, nella prima fase in cui preparavamo gli atti concreti sul CIC, sulle spiagge e sul porto di Baia. Per quest’ultimo tema abbiamo presentato il progetto alla Regione con l’avallo di quel consigliere che era presidente della commissione demanio ed è sempre lui che poi ha contestato il piano. Ad agosto il piano di liquidazione del cic fu sostenuto dall’intera maggioranza, compresi quei 5 che, poi, a febbraio lo hanno contestato. A dicembre votammo compatti l’acquisizione a patrimonio di una delle spiagge libere e quindi la consegna alla città. Da febbraio sono cominciati i primi malumori. Clamorosa è la questione, più superficiale, della chiusura del centro storico: c’era un gruppo di lavoro che era costituito per tre quarti da consiglieri che poi, in aula, hanno detto che dovevamo riaprire il centro. Si dovrebbero fare delle verifiche, non dico da parte della magistratura, ma sicuramente un’indagine politica, per capire cosa è successo. Io vorrei farla ma non ho il tempo perché dobbiamo riprenderci il paese. Noi agiamo su due direttive: una sorte di governo ombra che si incontra ogni tre giorni per fare il punto su quanto sta accadendo e su come possiamo aiutare il commissario che è molto preparato e sta lavorando, nei limiti dei suoi poteri, per il territorio. Parallelamente stiamo pianificando le prossime elezioni. Vogliamo realizzare una coalizione di liste civiche con soggetti che, in questo anno, hanno sostenuto l’amministrazione, che hanno rappresentato e fornito le proprie competenze al servizio di un progetto valido. Con il sostegno di altri sindaci, abbiamo fatto partire la richiesta delle elezioni anticipate a novembre. E’ un’eventualità che è capitata negli anni passati: una finestra elettorale per i comuni commissariati per evitare che restino con il freno a mano tirato per nove mesi. Mi auguro che i partiti o altri non antepongano il proprio interesse a quello del paese. Sono certo che tutti sposeranno questa causa. Secondo legge il commissario deve restare almeno 3 mesi: siamo a luglio, quindi, è possibile votare a novembre. Lo chiederemo con forza con il supporto di tanti, cittadini e sindaci, che si rendono conto, come è stato per me, di quanto sia importante per un territorio avere un’amministrazione ordinaria”.
Da Bacoli Libera è stato accusato che il commissario del CIC è l’ultimo presidente. “Sono frasi diffuse per nascondere la verità sui temi reali su cui è stata mandata a casa questa giunta. Nelle società il 90% delle volte che si nomina il commissario liquidatore è il presidente in carica. Avevo la possibilità di nominarlo fino al giugno 2017, ma ho scelto di tenerlo in carica fino a giugno 2016. Avevo già comunicato a quei 5 consiglieri che era stata partita la procedura di avviso pubblico per la selezione del sostituto che non avverrà più poiché tutto è sospeso. Il candidato doveva avere precise competenze sia in campo amministrativo sia urbanistico (è un patrimonio immobiliare, in gran parte abusivo, che affaccia sui due laghi. Dovevamo comprendere come salvarlo o abbatterlo). Stavamo avviando anche la procedura di revoca e poi di nomina dei revisori dei conti e del collegio dei sindaci. E’ un’accusa assolutamente strumentale. Bisognerebbe andare a vedere se vi sono interessi tra affini, amici e familiari di questi consiglieri e il CIC”.
Diversi l’accusano di un eccessivo personalismo nella gestione del suo incarico. Cosa vuole rispondere? “Il sindaco è accentratore soprattutto quando è visto così, ma quando entri in amministrazione c’è una struttura. Non lo pensavo ma la fascia tricolore prende molte decisioni importanti ogni giorno. Non posso pensare di bloccare l’attività se non c’è prima una riunione con i consiglieri. Ognuno è stato eletto o nominato per adempiere a delle mansioni. Se non c’è la fiducia politica neanche a qualche mese dalle elezioni vuol dire che qualcuno già covava dentro di se, da tempo, la volontà di mandarci a casa per propri interessi e altri si sono fatti trascinare. E’ meglio avere un sindaco con gli attributi che avere fasce tricolori che questa città avuto, pure per 8 anni, che non l’hanno cambiata. In un anno abbiamo fatto cose che miei predecessori, in due mandati, non hanno fatto” .
Quali pensa saranno i futuri scenari elettorali? “Una vittoria ancora più forte della prima volta. Molti residenti dicono al primo turno. Bisogna continuare a coinvolgere la città: ci sono persone, anche di tenore molto alto, pronte a candidarsi. Noi abbiamo dimostrato di non farci corrompere e ne sono fiero così come lo sono i bacolesi. Andremo avanti come un carrarmato. Voglio che questa sia ricordata come una lezione definitiva a chi pensa di poter mettere i bastoni fra le ruote ad un processo rivoluzionario, di cambiamento che non si ha solo all’interno delle istituzioni ma anche tra la gente. Vedere oggi così tante adesioni al progetto significa che sta continuando a maturare l’idea che per ottenere dei risultati c’è bisogno dell’impegno di tutti. Io ho lanciato l’hastag #sindaco del popolo, anche sulla scia di De Magistris, perché il rinnovamento fa fatto in strada, non nelle stanze dei bottoni”.
Il lavoro di Free Bacoli riprenderà? “Ringrazio tutti quelli che non hanno fatto morire l’associazione. Era forte la pressione sull’amministrazione, figuriamoci su un’associazione che è rimasta in piedi con rigore e, nel prossimo futuro, tornerà ai fasti di un tempo. Non è nata per fini elettorali, ma politici. E’ la più grande esperienza democratica locale e sicuramente fra le più importanti dei campi flegrei“.
La prossima primavera si voterà anche a Pozzuoli dove sembra che Riccardo Volpe sarà il candidato sindaco delle realtà associative giovanili. Cosa ne pensa? “Non lo sapevo. Sicuramente lo incontrerò. Quando i giovani si organizzano è sempre positivo. Lui è attivo da molti anni, sicuramente è un contributo aggiunto per quella città. Ho conosciuto Figliolia che sta operando per il territorio, facendo tante cose. Ritengo che le elezioni di Pozzuoli siano fondamentali per i campi flegrei, poiché quella città fa sempre da traino, ha un ruolo importantissimo nel processo di rinascita del comprensorio“.
Tornando a Free Bacoli, dopo la vittoria elettorale sono stati persi alcuni membri che erano nel civico consesso. Non pensa che forse questo abbia portato a uno scollamento fra istituzioni e associazione? “Su questo mi attribuisco delle responsabilità. C’è stata carenza di comunicazione sia della base sia dei consiglieri. Questa valutazione viene inficiata dal tempo che abbiamo avuto a disposizione. Avevo 5 anni, ma ho trovato un comune ad un passo dal dissesto e, per salvarlo, ho dovuto rinunciare a qualcosa. In primis ho ridotto il tempo riservato alla mia vita privata per concentrarmi sul lavoro. Avevamo deciso che dopo l’approvazione del bilancio avremmo ricominciato a stare con la gente e ricostruire la struttura democratica dell’ascolto: avevamo formato i comitati di quartiere, stavamo costituendo i gruppi di lavoro affiancati agli assessori, stavamo tornando sempre più spesso in associazione. Dopo un anno abbiamo trovato l’associazione in condizioni pietose. Non voglio attribuire responsabilità, però non posso fare tutto. La mia maggiore responsabilità è quella di non essere stato in grado fin da subito di creare una struttura di ascolto e di scelta. Ma sono comunque felice di aver agito in questo modo perché possiamo fare un campagna elettorale non con il faremo ma con il continueremo a fare”.
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